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Seguendo una cortigiana che ha rubato i loro gioielli, trenta principi incontrano Buddha...
Un giorno, mentre Buddha si stava recando nella foresta di Uruvela, incontrò trenta principi: i principi Bhaddavaggī (che significa»il buon gruppo»). Con aria turbata, correvano tutti, da un punto all'altro, lanciando degli sguardi nervosi in ogni direzione. Osservando le loro menti, il Beato seppe che cercavano una cortigiana, che aveva rubato le loro collane ed i gioielli. Quando i principi videro Buddha, gli chiesero:
«Venerabile, non avreste visto una donna?
— Perché cercate questa donna?
— Ci ha rubato le nostre collane ed i nostri gioielli.
— Cosa è più nobile? Cercare una donna, oppure se stessi?
— E'più nobile cercare se stessi, Venerabile.»
Il Beato rilasciò un insegnamento del Dhamma ai trenta principi Bhaddavaggī:
«Abbandonarsi ai piaceri dei sensi è come sognare che si sta mangiando. In un sogno, si può mangiare quanto cibo è possibile immaginare, ma il corpo non si troverà mai sazio. I piaceri dei sensi sono proprio come del veleno, propiziano innumerevoli malattie, dolori e sofferenze, e generano molti akusala. L'attaccamento ai piaceri dei sensi fa rinascere nei mondi inferiori.»
Egli terminò il suo insegnamento, con l'esporre le quattro nobili verità. Quando ebbe finito, i trenta principi divennero ariyā. Certuni sotāpana, altri sakadāgāmi, altri ancora anāgāmi ed altri arahant. Tutti vennero integrati nel saṃgha.
In passato, durante l'esistenza di un Buddha precedente, i trenta monaci Bhaddavaggī desiderarono divenire arahant. E, da allora, non cessarono di sviluppare le loro pāramī. Per spiegare come tutto cominciò, Buddha espose il Tuṇḍila jātaka.Nel racconto di una delle sue vite anteriori, viene detto che questi trenta monaci erano, a quel tempo, un gruppo di trenta ubriaconi. Incrociarono il futuro Buddha, che fece loro la morale, al termine della quale espose i cinque precetti:
Da allora, durante sessantamila anni, nessuno di essi ruppe minimamente uno di questi precetti. Grazie alla purezza della loro condotta, sarebbero divenuti tutti arahant, una volta che Buddha si fosse risvegliato. Il Beato concluse il racconto che riguardava i trenta monaci Bhaddavaggī, sottolineando che il loro risultato non era altro che il frutto delle proprie pāramī.
Origine: Opera francese
Autore: Monaco Dhamma Sāmi
Traduttore: Guido Da Todi
Data: Gennaio 2004
Aggiornamento: 29 settembre 2011