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Durante la sua ultima esistenza, i deva esortano il futuro Buddha a rinascere senza indugi nel mondo umano, per la sua ultima esistenza.
Tuttavia, egli dovrà attendere il Momento opportuno...
Prima di nascere per l'ultima volta, il futuro Buddha visse nel mondo dei deva. Dimorò nella quarta delle sei sfere che conta il mondo dei deva (con la sesta, che è la più alta e la prima, la più bassa). Più la sfera è "alta" è più il suo conforto è intenso e più la vita è lunga. Per un deva della quarta sfera, l'esistenza ha una durata approssimativa di quattromila anni di deva; conteggio che corrisponde a 576.000.000 di anni "umani".
Il futuro Buddha radiava di una virtù tanto pura e mostrava un comportamente così nobile, che gli altri deva compresero, senza dubitare affatto, che lui era il prossimo Buddha. Fu così che, mille anni prima della sua ultima nascita, tutti i deva dell'universo e gli umani - attraverso l'intermediazione dei saggi capaci di comunicare con i deva - seppero che il prossimo Buddha sarebbe ben presto apparso nell'umanità.
All'avvicinarsi del momento tanto atteso, i deva dichiararono al futuro Buddha:
«Il momento è venuto, per voi, di nascere nel mondo umano.»
Benché i deva lo sollecitassero a riprendere nascita nel mondo umano immediatamente, il futuro Buddha non accettò di seguirne l'esortazione; non sarebbe disceso, sino a che le cinque visioni non si fossero manifestate...
Una volta che queste cinque visioni si furono realizzate, il futuro Buddha accettò di rinascere nel mondo umano, secondo il criterio di ciascuna di esse: il tempo fu propizio per un grande numero di esseri, giunto a maturità sula piano delle pāramī; il pese fu il sotto continente indiano; la regione fu quella detta del mezzo, nel nord-est dell'attuale India; la casta della famiglia fu reale; la madre aveva cinquantacinque anni.
Essendo le cinque visioni complete, il futuro Buddha si decise, dunque, a «discendere» nel mondo umano, per beneficiare della sua ultima rinascita, nella quale avrebbe compiuto il più nobile dei compiti, frutto di una disciplina sostenuta durante un incalcolabile numero di esistenze. Questa incombenza consisteva nello scoprire, da solo, il carattere doloroso, instabile e non controllabile dell'esistenza; la sua causa, il suo termine ed il mezzo che permette di raggiungerlo. Appena avesse realizzato questa inestimabile scoperta, l'avrebbe insegnata per il bene di tutti gli esseri, onde permettere la liberazione di tutti quelli che avrebbero voluto fare lo sforzo di mettere in pratica questo insegnamento.
Origine: Opera francese
Autore: Monaco Dhamma Sāmi
Traduttore: Guido Da Todi
Data: Gennaio 2004
Aggiornamento: 29 settembre 2011