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riassunto della pagina

Insegnamento sui debiti karmici, che contraiamo tutti attraverso le nostre impurità mentali; sul fatto che dovremo rimborsarli un giorno o l'altro, e sull'importanza di non accenderne di nuovi, per poterci liberare da questa schiavitù senza fine.

Chi paga i suoi debiti si arricchisce

Cavallo, durante lo sforzo della corsa

Il discepolo interno

Linsegnamento che mi appresto a darvi si basa sul Sutta Antevasika del Samyutta Nikāya. Antevasika significa "il discepolo interiore". Nelle "8 condizioni mondane", dove si pone il "discepolo"? Sapete quali sono queste 8 condizioni mondane? Sono: guadagno e perdita, gloria e declino, piacere e dolore, lode e biasimo. Se si colloca il discepolo in una di queste paia di 8 condizioni mondane, egli dovrà venire posto nella gloria e declino, che significano egualmente abbondanza di allievi e penuria di adepti. Gli insegnanti hanno degli allievi, i monaci hanno dei discepoli. Gli allievi e i discepoli sono i loro adepti e se quelli hanno molti allievi e discepoli, saranno veramente contenti. Chi è colui che non desidera avere molti "discepoli"? Qui, discepoli significa "discepoli interiori". E' una buona cosa avere dei discepoli interiori? Bene, voi che ne dite? Io so se è bene, oppure no avere dei discepoli interiori, perchè ne ho. Ho l'impressione che la maggior parte di voi, stasera, amerebbe avere dei discepoli interiori. Quando Buddha ha menzionato il discepolo interiore, si riferiva all'abbondanza di adepti, o alla loro penuria?Dobbiamo considerare questo fatto in profondità. Stasera vi confiderò cosa Buddha volesse veramente dire. Vi garantisco che questo vi aprirà gli occhi e vi farà riflettere più profondamente e più seriamente su quanto Buddha ci ha insegnato.

Questo Dhamma è molto ricco nella sua essenza; comincerò con il recitare le parole di Buddha.

"Anantevā sikamidam, bhikkhave, brahmacariyam vussati anācariyakam. Santevāsiko,

bhikkhave, bhikkhu sācariyako dukkham na phāsu viharati.

Anantevā siko, bhikkhave, bhikkhu anācariyako sukham phāsu viharati."

"Monaci, questa santa vita deve essere vissuta senza discepolo interiore, senza maestro interiore.

Un monaco con discepolo e maestro interiore vive con sofferenza e senza pace.

Monaci, il monaco senza il discepolo interiore ed il maestro interiore sta nella pace."

E' in tal modo che il Beato dava il suo sermone con tutta la propria benevolenza e compassione. Se Buddha ha detto che dobbiamo praticare la vita santa senza discepolo interiore e senza maestro interiore, ciò non vi spinge ad interrogarvi su molte cose? Che significa? E' difficile comprendere immediatamente ciò che Buddha vuole dire. E' piuttosto sconcertante.

Vogliate ascoltare cosa ancora afferma Buddha:

"Il monaco che ha il discepolo interiore, il maestro interiore dovrà praticare con sofferenza, con dolore e con tristezza. Colui che pratica senza discepolo, e senza maestro interiore, potrà farlo con gioia, con felicità, con soddisfazione. Potrà vivere in pace, in tutta tranquillità."

In un Sutta, Buddha dice anche:

"Per sfuggire alla sofferenza della ronda di rinascite, la quale gira come un mulino, ciò dipende da buoni amici, da buoni insegnanti e da buone guide."

Ma, se Buddha ha pure detto che colui che pratica la vita santa senza discepolo interiore e senza maestro interno, sarà in grado di vivere nella pace, allora queste due dichiarazioni sembrano contraddirsi. Ciò si mostra come un enigma, non è vero?

Dobbiamo, quindi, scoprire esattamente cosa intende dire Buddha con "discepolo interiore" e "maestro interiore". Dobbiamo individuare e vedere che genere di vita noi osserviamo dentro di noi. E' tempo di riesaminare come viviamo e quale sorta di spiritualità abbiamo. Poichè siamo alle porte dell'anno 2012, credo che sia il momento appropriato per riflettere profondamente su questa situazione.

Oggi, all'interno di ogni essere vivente stanno le macchie dell'avidità (lobha), quelle dell'avversione (dosa) ed quelle dell'illusione (moha). All'interno di noi abbiamo anche l'invidia, l'avarizia (issamicchaya) e l'orgoglio (māna). Noi abbiamo tutte queste sozzure. Ogni volta che vediamo qualunque cosa che ci sembri desiderabile, o indesiderabile, emergono in noi degli stati malsani, che ci legano come delle catene. I nostri sensi, i nostri ricordi, le nostre percezioni ed i nostri sentimenti divengono molto indaffarati ed attivi, tanto da suscitare le chiazze malsane (akusala). Così, tali macchie abitano in noi. Da che stanno dentro di noi, esse vengono chiamate i "discepoli interni".

Il nostro Buddha ha detto che le persone che hanno tali discepoli interiori menano delle esistenze miserabili. In tal modo, essi — avidità, avversione, illusione, invidia, avarizia ed orgoglio — prendono il controllo e ci sopraffanno. Ecco la ragione per cui Buddha ha detto che noi abbiamo simili discepoli e maestri in noi, e, di conseguenza, non saremo mai capaci di vivere in pace.

Possiamo avere un'abbondanza di beni materiali, o esserne in penuria. Quali di queste due situazioni scegliereste? Vorreste l'abbondanza, naturalmente. Se doveste optare tra l'avere un'abbondanza di adepti, o soltanto molto pochi di essi, la scelta andrebbe sui tanti, non è vero? Tra la lode e il biasimo, tra la ricchezza e la povertà, tra l'onore e la vergogna,vorreste quello che è favorevole, ne sono sicuro. Nessuno andrebbe verso le cattive qualità.

Tuttavia, che essi lo desiderino oppure no, gli esseri umani sono sempre tallonati dalle 8 condizioni mondane e, nel contempo, queste ultime vengono, senza sosta,seguite dagli esseri umani. Ogni volte ed ovunque emergano gli opposti, che sono ricchezza e povertà; abbondanza e penuria di adepti; lode e biasimo, si presentano i loro opposti: la gioia e la tristezza. Ciò accade perchè abbiamo il maestro, che è il discepolo interiore! Benchè noi ci si senta gioiosi quando otteniamo qualcosa di favorevole, ossia la ricchezza, l'onore e la gloria, quando appaiono gli opposti di tali cose, sperimentiamo, invece, una grande tristezza. Se c'è la felicità, ci sarà anche la miseria. Se desiderate ricevere della gioia, dovrete attendervi anche la tristezza. E' un fatto inevitabile con il discepolo interiore. Di conseguenza, tutti coloro che posseggono il maestro, che è il discepolo interno, non saranno mai in grado di vivere nella felicità,ma nella miseria.

Dei debiti

Per sintetizzare quanto sin qui detto, possedere delle sozzure mentali è come essere ingravidati di debiti. Di conseguenza, una esistenza con delle macchie è un'esistenza piena di debiti. Vi troverete sempre nella paura che il vostro creditore venga a richiedervi di rimborsargli i suoi crediti. Avere lobha (avidità) è esattamente come essere pesantemente indebitati. Fino a che non vi sarete sbarazzati di lobha, vi resteranno dei debiti insoluti. Come il creditore che arriva per recuperare i debiti del suo debitore, così le imperfezioni interiori reclamano da voi quelli che avete contratto. "Come amo tale cosa!" — è la traduzione di "Com'è doloroso ciò!"; si tratta del rimborso dei debiti. Per sentire il cuore palpitare di emozione, trovarci accanto a qualcuno che ci è caro, ascoltare la voce di tale persona, lasciarsi deperire per degli oggetti, o degli individui, abbandonarsi alla lussuria, alla sensualità, alla concupiscenza, alla ricerca della comprensione altrui; volere il successo, la gloria, l'abbondanza di discepoli... Tutti questi sentimenti e desideri sono dovuti al fatto di essere posseduti dall'attaccamento. Gli esseri umani evolvono in tal modo, durante la loro vita. Di conseguenza, con lobha, tutti sono tenuti a rimborsare dei debiti.

Inoltre, stare pieni di dosa (avversione) è come avere dei debiti che attendono di venire pagati. A meno di non essere privi di avversione, si avranno sempre dei debiti da rimborsare. Il sudiciume di dosa vi incalzerà come il creditore segue il debitore. Essere colmo di tristezza, di dispiacere, di lamenti, di ansietà e di insoddisfazione, accusando, biasimando, torturando ed uccidendo; essere insolente, crudele, rancoroso, dedicarsi alla vendetta, all'intimidazione, al terrore, all'oppressione... Come mai questa tipologia di comportamento e di sentimenti si produce? In ogni caso è perchè gli esseri umani hanno preso in prestito la sozzura di dosa, e, per questo, si sono profondamente indebitati essi stessi! Hanno il discepolo interiore.

Essere geloso, avaro, oppure orgoglioso vuol dire avere un grosso debito. Se non potete ancora sradicare queste macchie, avrete sempre dei debiti che attendono di venire pagati. "Egli (lei) è riuscita e mi ha ripreso(a). Sono talmente furioso(a). Comme posso sabotare il suo successo? Detesto la gente che l'ammira. Perchè nessuno viene attratto da me? Per chi mi prendono? Non posso sopportare di udire tali cose sul mio conto. Voglio dimostrare loro chi sono! Cosa rappresentate, per attendervi che io vi rispetti?" Tutti coloro, oppure quelle che hanno simili pensieri vanitosi siano pur certi che contraggono dei debiti, che dovranno pagare.

Fino a che siete dei debitori, sarete perseguitati dai vostri creditori. Ognuno ha accumulato dei debiti - dei debiti karmici. Esistono dei debiti kusala (atti sani) e dei debiti akusala (azioni malsane). Fare nascere dei kusala e poi formulare degli auguri è pure una forma di credito. Se avete fatto il voto di essere capace di effettuare dei servizi per il beneficio del prossimo, quando giungerà quell'esistenza, che deriva da codesto karma, sarete effettivamente capace di creare dei servizi per il bene altrui. Poichè li avrete voluti di tale natura, essi saranno sani. Comunque vadano le cose, i debiti sono debiti e voi non potrete evitarli.

Il nostro Buddha si è sforzato durante quattrocentomila (incalcolabili) eoni di perfezionare le pāramī che gli permettessero di illuminare lo spirito degli esseri viventi. Il genere di debiti che questi esseri così straordinari hanno potuto fare è del tutto incredibile. Tuttavia, hanno avuto questi desideri; e perciò hanno dovuto pagare il loro debito, per il quale si erano preparati. Questi debiti erano, dopo tutto,per delle buone buone cause.

Comunque, i debiti pagati per degli akusala (male azioni) sono immensi! E possono risultare estremamente severi, punitivi, drastici, intollerabili e mortali. Ed il fatto lo constatiamo quando si studiano le antiche vite del boddhisatta. A causa della sua immaturità, durante queste esistenze, egli nutrì degli errori di avidità, di avversione, di illusione, di avarizia, di gelosia e di orgoglio, che lo indebitarono. Ed ha dovuto rimborsare pienamente questi debiti,anche dopo il suo risveglio, e pure sino al suo parinibbāna (estinzione finale). Non esisteva alcun modo che egli vi sfuggisse. I mali di Buddha; mali al dorso, alla testa, di diarrea furono tale suo rimborso.

In una delle sue vite passaste, il boddhisatta fu un celebre lottatore. Benché si trovasse in pensione, a causa della sua età avanzata, la sua arroganza ed il suo orgoglio di pensare che essere ancora il solo campione capace di meritare gli onori del paese, lo spinse a tornare sul ring e rompere la schiena al suo avversario. Così, anche nella sua ultima esistenza e pur da illuminato, soffrì di severi mali al dorso, in pagamento del suo debito karmico di akusala.

In un'altra delle sue passate esistenze egli viveva in un villaggio di pescatori. Un giorno, di ritorno dalla pesca, quando ancora era un bambino, prese grande piacere a vedere i suoi parenti ed altri paesani colpire sulla testa i pesci, per ucciderli. Il debito per questo maligno piacere, carico di lobha, venne rimborsato con la sofferenza di mali di capo, durante la sua vita di Buddha. Ed il boddhisatta si era limitato a prendersi del piacere alla vista dei pesci uccisi; non partecipò al loro abbattimento. Ciò dimostra che anche l'approvazione silenziosa di un atto akusala crea un debito karmico. mmaginate, adesso, l'intensità degli akusala generati dagli spettatori di un match di boxe, o di una corrida! Gridano, applaudono, incitano i partecipanti a battersi, a fare del male,e, a volte, pure ad uccidersi tra di essi. Vogliono che uno vinca e desiderano che l'altro perda. Ciò è spaventoso, del tutto tremendo! Essi accumulano numerosi akusala e, di conseguenza, altrettanti debiti karmici. Fino a che avrete delle sporcizie mentali, che sono il discepolo interiore, potrete sperimentare delle sofferenze in ogni momento. Non riuscirete a sfuggire ad esse; quindi, fate attenzione!

In un'altra vita, il boddhisatta era un abile medico. Una volta, dovette curare un paziente molto povero per una diarrea. Dopo essere stato guarito, il paziente divenne recalcitrante a pagare il trattamento. Benchè le competenze di un medico debbano servire a beneficio dei pazienti, il boddhisatta in collera somministrò un purgante fortissimo al suo paziente, che finì per ucciderlo. A causa di questo misfatto, risultato della risentimento e della vanità, il boddhisatta soffrì in inferno per numerose vite. Ed anche nella sua ultima vita egli finì di pagare questo debito, penando di forti diarree. La vita consiste in un indebitamento ed in un rimborso di debiti.

Se vi è il discepolo interno, esiste anche il karma. Se vi è il karma, vi sono dei debiti da pagare. Questi ultimi possono essere pagati integralmente anche in una sola vita? Non è possibile. Essi dovranno essere riportati nella prossima esistenza. Di conseguenza, fate seriamente attenzione al vostro karma.

Se sviluppate un karma benefico, voi ne pagherete il karma corrispondente. Se scegliete di far nascere un karma malsano, avrete, allora, da pagare i debiti karmici corrispondenti. Cosa facciamo, noi monaci? Saldiamo i nostri debiti karmici. In ogni caso, un debito resta un debito.

Possiano affermare che esistono quattro modi per coprire i nostri debiti.

  1. Rimborsiamo antichi debiti (provvedendo ai bisogni dei nostri genitori).
  2. Vendiamo a credito, fatto che è pure una forma di indebitamento ( come fare la carità, oppure assicurare l'avvenire dei nostri figli, che potranno sostenerci più tardi, di ritorno).
  3. Ci indebitiamo per il futuro, con delle cattive azioni.
  4. Restituiamo per liberarci dei nostri debiti.

Possiamo affermare, ora, che tutti voi vi trovate in un processo di resa di antichi debiti. Non è il momento di finire. Vendete anche a credito; chiedete giusto per indebitarvi più profondamente. Quando parlate con collera agli altri, contraete questi debiti. Quando ridicolizzate qualcuno, accumulate pure dei debiti. Quando trattate il prossimo con arroganza, ciò contribuisce ad aumentare i vostri debiti.

Il nostro boddhisatta una volta umiliò ed accusò un nobile individuo, che era illuminato da sila, sīla, samādhi e pañña (virtù, concentrazione e saggezza). A causa di questo akusala, anche dopo la sua illuminazione, egli divenne oggetto di mortificazione e di accuse. Dovette pagare per i suoi debiti; non potette evitarlo. Ecco perchè Buddha disse:

"Le persone nascono con un coltello nella bocca. Il folle utilizza questa lama per tagliarsi, con delle cattive azione commesse tramite la bocca."

Quante volte vi siete già tagliati con il vostro coltello? Vi siete sicuramente già troppo spesso feriti! Più l'avrete fatto, più debiti dovrete pagare. Impegnarsi in un debito inplica il fatto che da un momento all'altro non avrete senza alcun dubbio altra scelta che coprirlo. E' una cosa certa. E' come se vi foste accordati di pagare durante la vita presente i debiti che avete accumulato nel vostro passato. Le accuse, le umiliazioni e gli insulti di cui soffriamo sono il rimborso dei debiti che abbiamo contratto. Noi, i monaci, paghiamo egualmente per i nostri debiti. Le monache, i laici, tutti pagano per i loro debiti. Quando regolate i vostri debiti, non fate smorfie. Cercate di pagare con il sorriro. Dopo tutto, voi state saldando quanto avete impegnato voi stessi. Se voi regolate un debito con cattivo umore, non fate che aggiungere dei nuovi debiti.

Io non voglio accendere più alcun debito: voglio solo restare libero dai debiti, dopo avere rimborsato quelli già contratti. Vi dico questo per farvi desiderare, assieme a me, di essere liberi da ogni nuovo legame karmico.

Una malattia

Il discepolo interno delle sozzure è come una temibile e viziosa malattia. Quando vi coglie un male, vi sentite miserabile. Provate della fatica e dell'abbattimento. sia nel corpo che nello spirito. Quando delle macchie, come l'avidità, l'avversione e l'illusione fecondano il vostro spirito ed il vostro corpo e voi le attizzate senza ritegno e senza riflettere, allora soffrirete orribilmente, come se patiste una malattia molto grave. Possiamo, dunque, dire, che una persona piena di macchie interiori è come un individuo malato, no? Ogni volta che vediamo cose, che riteniamo deliziose, l'attaccamento e la bramosia ci sommergono. Giungiamo ad essere torturati da esse. Ogni volta che delle accuse, dei rimproveri, o della cattiveria è diretta verso di noi, il nostro corpo trema e freme di rabbia e di odio. Tali afflizioni sono severe. Allo stesso modo, quando la vanità e l'arroganza appaiono in noi e cominciamo a trattare gli altri con disprezzo, come ci sentiamo? Calmi ed in pace, oppure ribollenti ed agitati? Diveniamo ribollenti ed agitati, di sicuro! E' come se fossimo afflitti da una malattia. Ecco perchè le sozzure vengono considerate simili ad una malattia.

Le malattie fisiche possono essere guarite secondo i metodi classici della medicina. Tuttavia, per le malattie mentali, la sola guarigione possibile è il trattamento prescritto da Buddha. La pratica dei tre nobili allenamenti costituisce la cura che sradica l'afflizione delle macchie interiori. Senza la pratica interna, lo sviluppo di sīla, samādhi e pañña, nessuno può essere in grado di sbarazzarsi della malattia di codeste macchie, o del discepolo interiore.

Una prigione

Tra l'altro, le macchie malsane, chiamate "il discepolo interno", sono come una gabbia. Nel nostro mondo ci sono delle prigioni, e vi è della gente detenuta, in cattività. Queste conoscono tanta sofferenza ed agonia. Per esse, la loro libertà è stata rimpiazzata dalla detenzione. Non hanno alcun controllo su loro stessi. Nessun'altra scelta che obbedire ai loro carcerieri. Sono legati alle proprie catene, che sono le macchie mentali. Tutti coloro che vivono nelle celle delle prigioni soffrono miserabilmente. Ecco perchè le chiazze interiori sono come una prigione.

L'apparizione del desiderio e dell'attaccamento indica che si è caduti nella gabbia di lobha. Chi si trova in questa gabbia deve subire la volontà di lobha. Quando la bramosia cresce si attivano tutti i mezzi per rispondere ai propri desideri. E' il momento in cui si mostrano i tormenti della fame. E' quando si è divenuti un vero prigioniero nella gabbia della lussuria. Cosa si fa quando il mezzo per sodddisfare i propri desideri è stato rintracciato e reso accessibile? Si preleva un nuovo credito per diventare ancora più indebitati? L'esistenza è così piena di pericoli, è così poco sicura. Appaiono l'attaccamento e la brama e si cade nella prigione della cupidigia. Una volta piombati in questa prigione, si è tenuti ad obbedire agli ordini del direttore della prigione ed a sopportare tutto quel che si deve sopportare.

Ogni volta che non si è soddisfatti per non essersi potuti vendicare, ci si imprigiona da soli. Nel carcere della collera e dell'odio non può esserci alcuna libertà.

Le catene delle macchie mentali che vi confiscano ogni libertà. non vi imprigionano solo nella vita presente. Voi avete già contratto dei debiti, che dovrete pagare nelle vite future. Ogni nuova esistenza vi offre l'oportunità di porre un piede nella prigione delle macchie. Ritrovarsi nella prigione di dosa è un regolamento di debiti, come pure un prolungamento di crediti. Le persone afflitte dalla malattia del sudiciume sono coloro che possiedono il discepolo interiore; si trovano in carcere. Anche i criminali dichiarati colpevoli possono sperare in un'eventuale rilascio in libertà. Al contrario, per ciò che riguarda i detenuti della prigione delle chiazze mentali, non si può sperare alcun ritorno alla libertà, finche ne posseggono qualcuna. Ecco perchè Buddha ha detto: "Con il discepolo interno, che è il maestro, nessuno può vivere in pace, ma solo nella sofferenza."

Una schiavitù

I sudiciumi mentali ci rendono schiavi. Volete essere maestro, oppure schiavo? Sono sicuro che preferireste essere un maestro. Cercherete, forse, di essere maestro, ma resterete ancora uno schiavo. Se ci chiedessero di indicare coloro che obbediscono servilmente agli ordini della sporcizia interna, non avremnmo che da puntare il dito su coloro che posseggono il discepolo interiore. Ogni individuo non padrone di se stesso e sottomesso unicamente agli ordini delle macchie interiori è chiamato schiavo. Se noi passassimo in rivista le nostre vite, giorno dopo giorno, vedremmo che la maggior parte delle persone sono coloro che vivono sotto la dittatura delle macchie interiori; e fino a che sarà così, si tratterrà solo di schiavi.

Debbono esistere innumerevoli casi di persone ridotte in schiavitù dal sudiciume mentale, sotto numerose forme di esistenze differenti. Per illustrarvi questo punto, voglio narrarvi come uno dei nostri meditanti si è trovato ridotto in servitù.

Per essere capaci di scoprirlo è necessario che voi possiate leggere le vostre esistenze passate. Certuni dei nostri meditanti sono riusciti a sviluppare questa capacità di vedere delle loro vite passate. L'esperienza che sto per raccontarvi è quella di uno di questi meditanti.

Praticava la meditazione ed era giunto alla conoscenza del discernimento delle cause e degli effetti. Dopo di che, tramite questa conoscenza, dopo avere visto qualcuna delle sue vite trascorse, divenne triste e volle parlarmene. Quindi, mi scrisse una breve immagine della sua esperienza su un foglio di carta, che mi fece pervenire. Più tardi, quando ci siamo rivisti ed ho cominciato ad interrogarlo sulla sua esperienza, ha cominciato a piangere e sembrava abbattuto, con il cuore spezzato. Mi domandavo quale sorte di discepolo interiore, e di macchia avesse potuto asservirlo e torturarlo in tal modo, nella sua vita precedente. Lasciatemi leggere la traduzione che mi ha fatto delle sue parole.

"Come il karma lo imponeva, con grande pena la carretta dovette venire trainata verso la sommità della collina per essere colmata con i materiali e riportata ai piedi del poggio.

Dopo avere caricato la carretta alla sommità, il tragitto verso il basso deve venire effettuato con grande attenzione, poiché il peso del barroccio, assieme a quello del carico, è sopportatol con grande stress e grande tensione."

Voglio descrivervi cosa ha scoperto. In una delle sue vite passate, egli ha visto che era un cavallo. Ma, prima ancora di quella esistenza, era una bellissima donna! Non era Orientale; ma, doveva probabilmente essere Occidentale, o medio-Orientale. Aveva il discepolo interiore. Era una schiava; una schiava della macchia del gioco. Era appassionata di corse di cavalli. E proprietaria di numerosi cavalli da corsa. Era piuttosto ricca, ma accendeva dei crediti, accumulando, dunque, dei debiti; dei debiti karmici. Sapete come? Allevando un cavallo da corsa. Dedicava una grande adorazione al suo cavallo. Quando un cavallo partecipa ad una corsa deve correre il più velocemente che sia possibile, sino allo sfinimento. Così correndo, i muscoli di un cavallo si stendono e si stirano con uno stress ed una tensione immensi. Si tratta di uno sforzo estremamente estenuante. Potete immaginare il grado di fatica che un cavallo sopporta in tali corse. La donna gioiva nel guardare i movimenti delle zampe del suo cavallo e quello delle sue contrazioni muscolari. Quando il suo cavallo vinceva, lei esultava. Era molto attaccata al suo cavallo.

Visse ricca e felice. Sfortunatamente, nei suoi ultimi momenti, i suoi pensieri sono andati naturalmente al proprio cavallo. Così, dopo la sua nascita, è rinata come cavallo. Il suo debito karmico di avere fatto correre il proprio cavallo sino allo sfinimento aveva chiesto di venire rimborsato. Di conseguenza, il cavallo che era divenuta doveva tirare una carretta sino ad una collina; poi, riportare la carretta carica, ridiscendendola, ancora ed ancora ed ancora. Provava costantemente una fatica pesante ed una sofferenza intensa. Con un grande dolore nei suoi zoccoli, nelle spalle ed in tutti i muscoli; e così dovette pagare il suo debito karmico. Molti altri pagano in tal maniera i propri debiti karmici, con dei dolori di calli, di dorso,di collo e in ben altri diversi modi.

Trovarsi con il discepolo interiore è come effettuare un viaggio lungo e difficile. Quando voi fate un viaggio difficile, vi sentite sempre stanchi e sfiniti. Quando attraversate un deserto, vivete sempre nel pericolo della mancanza di acqua e di viveri. Non è facile percorrere a piedi un mare di sabbia, con successo. Coloro che ci riescono hanno un buon karma.

Allo stesso modo non è semplice attraversare con successo il deserto del saṃsāra. Chi ha un buon karma progredisce nel deserto, in buone condizioni. Chi ha, invece, un karma sfavorevole — cioè, coloro che sono sottomessi alle macchie interiori — sono condotti a seguire un cammino lungo e tortuoso, attraverso il deserto senza fine del saṃsāra. Fino a che voi continuerete a possedere del sudiciume pischico, come la cupidigia, l'odio, l'illusione, l'apprezzamento ed il disprezzo, la gioia e la tristezza, la ricchezza e la povertà, il piacere ed il dolore; fino a che non cesserete di divertire i vostri sensi, resterete immersi in questo estenuante viaggio nel saṃsāra. E più guarderete questo sudiciume, più rinascerete ancora, ancora, ancora, come se il vostro progetto fosse di restare per sempre nel saṃsāra.

Ciò che accade è che quando voi ottenete quel che volete, siete felici, e quando non lo avete, rimanete insoddisfatti. Quando siete ricchi, state bene, e quando siete poveri vi sentite male. E così di seguito. Qualunque cosa accada, qualunque cosa noi riceviamo, siamo anche tenuti a riscuotere esattamente l'opposto. In ogni caso, viviamo, dunque, in un mondo di miseria e di sofferenza. Essendo l'esistenza con un discepolo interno vissuta assieme ad un comandaante, dobbiamo cercare di vivere senza questo discepolo e questo maestro; e solo allora potremo sperare di dirigerci verso realtà pienamente pacifica.

Volete continuare ad accumulare e rimborsare dei debiti karmici ancora ed ancora? Volete continuare ad effettuare questo viaggio estenuante, tortuoso e senza fine, attraverso il saṃsāra? Volete, di nuovo, trascorrere la vostra vita futura nella prigione del sudiciume interiore? Volete soffrire di quella malattia orribile contratta dal discepolo soggettivo? Volete essere lo schiavo del discepolo interiore, vita dopo vita, sanza mai la visione della libertà? Se non è questo che desiderate, allora dovete assicurarvi di non aprire nuovi crediti, dopo avere finito di regolare i debiti accumulati sinora. Di fatto, vi suggerisco anche di neppure rientrare a casa vostra, se intendete regolare i vostri debiti, senza crearne di nuovi. Dopo tutto, non siete venuti in questo monastero per essere liberi di accumulare dei nuovi debiti. Vi auguro di essere liberi da ogni karma sospeso.

Ciò che dovremmo veramente fare tutti noi è di eliminare queste macchie, che rappresentano degli intralci attorno alle nostre caviglie; queste sozzure che ci confinano in una prigione, che ci infettano come nessun'altra malattia sulla terra; queste impurità, rappresentate dal discepolo in noi, che ci riduce in schiavitù. Un discepolo interiore, che è il maestro, il quale regge le redini, non lasciando alcuna possibilità di serenità alla nostra esistenza.

Ecco la ragione per la quale Buddha ha detto che il possesso, il discepolo interiore, il maestro interiore non possono che condurre alla miseria. Ecco perchè, anche, se siamo preoccupati per il nostro benessere e per quanto è positivo, nei nostri riguardi, Buddha ci raccomanda di non cercare di implicarci nè nella gioia e nè nella tristezza. Se vi è gioia, esiste anche la miseria. Non potete avere l'una, senza l'altra.

Per questa ragione Buddha ha detto:

"Colui che possiede il discepolo, o il maestro interiori dovrà praticare con sofferenza, con dolore, con tristezza. "Colui che pratica senza il discepolo ed il maestro soggettivi, sarà in grado di conoscere una felicità ed una soddisfazione autentiche. Potrà vivere in pace ed in tutta tranquillità."

Così, per giungere a vivere senza il discepolo, o il maestro interiori dovrete praticare il triplice, nobile allenamento, che sono sīla, samādhi e pañña (virtù, concentrazione e saggezza).

E'la sola via, tramite la quale ognuno tra di noi può giungere a rimborsare i debiti karmici che ha accumulato.

E' la sola via, tramite la quale ognuno di noi può guarire dalla malattia delle macchie soggettive.

E' la sola via, tramite la quale ognuno di noi può fuggire dalla prigionìa del sudiciume psichico.

E'la sola via, tramite la quale ognuno di noi può essere il maestro e non lo schiavo del proprio spirito.

E' la sola via, tramite la quale ognuno tra di noi può attraversare un mare di sabbia in tutta sicurezza, che è rappresentato dalla ronda delle rinascite senza il discepolo interiore

Possiate voi tutti essere capaci di sradicare il discepolo ed il maestro interni!

Sādhu! Sādhu! Sādhu!


info su questa pagina

Origine: Insegnamento dato al monastero Pa Auk (Birmania)

Autore: Moine Revata (di Pa Auk)

Traduttore: Guido Da Todi

Data: 31 dicembre 2007

Aggiornamento: 29 settembre 2011